Christina di Markyate: l’agiografia come stendardo

Abstract

L’agiografia di Christina di Markyate ha i connotati di un vero e proprio stendardo brandito dall’abate di St. Albans, Geoffrey de Gorron, con l’obiettivo di intraprendere un dialogo con il papato per ottenere l’exemptio dal controllo episcopale della diocesi di Lincoln e dunque maggiore autonomia sul territorio. Al fine di perorare la propria causa, l’abate inglese decide di servirsi di una bandiera ideologica: la storia di una donna perseguitata e oppressa che trova rifugio tra le braccia accoglienti di St. Albans, ovvero Christina. Nelle pieghe del testo, tuttavia, si coglie l’eco di un conflitto dalla portata estremamente più ampia, quello di una virgo costretta a fuggire dalle lussuriose mire di vescovi e chierici con l’aiuto della Chiesa monastica. La Vita di Christina si colora in questo modo di una patina dottrinale ben definita, accogliendo dentro di sé le istanze della riforma gregoriana. Il risultato è un j’accuse contro quella parte di Chiesa resistente ai valori riformisti.  

Christina of Markyate’s hagiography has been shaped like an actual banner wielded by Geoffrey de Gorron, abbot of St. Albnas, in order to obtain from the Pope a complete exemptio from the episcopal authority of the diocese of Lincoln along with stronger autonomy in his territory. The abbot was looking for an ideological flag and he found it in the tale of a haunted and harassed woman – that is Christina – who had managed to find a haven in the caring hands of St. Albans. However, there is a much wider conflict hidden in Christina’s text, the conflict between a virgo forced to run away from the luxurious desires of bishops and priests with the only help of a bunch of monks. Christina’s Vita is filled with doctrinal issues, and it was composed under the influence of the Gregorian reform. The result is a j’accuse against that part of the Church which was impervious to the reformist values.